Mercoledì 27 marzo Camillo Favaro sarà relatore d’eccezione della serata Degustazione Borgogna. Per prepararci al meglio, abbiamo pensato di intervistarlo, chiedendogli di parlarci di lui e introdurci alla sua passione per la Borgogna.

Camillo, innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito a essere il relatore della nostra serata Degustazione Borgogna. Seguiamo il tuo lavoro da parecchi anni e non vediamo l’ora di sentire dalla tua viva voce il racconto su un territorio, una cultura e un vino di inestimabile valore. Aiutaci però a capire come la tua passione per il vino e per la Borgogna sono nate e si sono trasformate nel tempo in una vera e propria attività full time.

La mia passione per il vino è nata pian piano, poco alla volta e grazie a mio padre. Ho impostato, infatti, i miei studi e la mia carriera in tutt’altro campo, scegliendo architettura come materia di studio e professione. Quando mio padre però è andato in pensione, ha deciso di diventare vignaiolo e coltivare la sua passione per il vino. Così ho iniziato a frequentare la vigna, a dare una mano a mio padre e di lì a approfondire gli studi in ambito enologico sia privatamente che poi frequentando corsi ufficiali AIS, ONAV, master di degustazione e così via fino a che quello che era un interesse che potremmo definire secondario è diventato oltre che una passione, la mia professione.

Anche per quanto riguarda la Borgogna, l’avvicinamento è stato piuttosto casuale, almeno inizialmente. Una sera di qualche anno fa, sarà stato il 2003 o il 2004, mentre mi trovavo in un locale nella mia zona ho notato nella carta dei vini una buona bottiglia di Borgogna. Tieni presente che in quegli anni, pur essendo conosciuta, la Borgogna non era di moda come lo è oggi in Italia. Ordino quella bottiglia e assaggiandola ne rimango così colpito che decido di fare il mio primo viaggio in quelle terre.

E da quel momento continui a frequentare e a studiare la Borgogna tanto che hai concluso di recente la pubblicazione del tuo terzo libro sul tema, Vini e Terre di Borgogna. Cosa continua a alimentare la tua passione per la Borgogna? E quali sono le tue zone preferite?

Direi la sua unicità, una unicità che caratterizza la geologia, la storia di queste terre e delle tradizioni che si sono sviluppate lì con un grande rispetto per la vigna, per la produzione e per il vino che viene prodotto. L’unicità riguarda però anche il fatto che in questo territorio i vitigni coltivati sono solamente due: uno bianco, lo chardonnay e uno rosso, il pinot nero.

Le mie zone preferite sono per i bianchi senza ombra di dubbio la Appellation Meursault, mentre per i rossi direi, anche se qui mi trovo un po’ più in difficoltà sulla scelta di una sola zona, la Appellation Chambolle-Musigny. In ogni caso la Borgogna è stupenda, anche dal punto di vista paesaggistico, in ogni sua parte, quindi vale sempre il viaggio.

Tornando a noi, perché dovremmo partecipare alla serata Degustazione Borgogna e cosa non possiamo assolutamente perderci?

Innanzitutto per scoprire o approfondire la conoscenza di un territorio e di vini che costituiscono a pieno diritto un’eccellenza enologica a livello mondiale, ma anche per sentire un racconto da da parte di chi la Borgogna la frequenta da 14 anni più volte l’anno e ha costruito quindi un rapporto diretto e personale con questi territori e ha anche un’esperienza da produttore in prima persona.

I vini che da soli “valgono la serata” sono 2017 Cote De Beaune “Combe D’Eve” della cantina Giboulot Emmanuel e 2017 Maranges La Fuissiere 1Er Cru della cantina Rouges Queues, due autentici gioielli ancora poco conosciuti che avremo il piacere di degustare nella serata del 27 marzo.

Grazie mille Camillo per il tuo tempo e per i tuoi racconti. Ora nessuno ha più scuse per mancare alla serata di Degustazione Borgogna del 27 marzo. Ci vediamo quindi tra poco, curiosi di conoscere meglio la Borgogna, la tua esperienza.